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Campioni marziani, Perse-verance ci riprova 

Maura Sandri 27/08/2021 

Perseverance si sta preparando per il secondo tentativo di raccolta del campione. L’obiettivo individuato si chiama “Rochette” e il rover sta ora cercando di capire se la roccia reggerà al carotaggio, senza sbriciolarsi. Nel caso verrà giudicata idonea, la procedura di campionamento (leggermente modificata rispetto alla prima) è prevista per la prossima settimana 

Perseverance della Nasa raschierà la roccia al centro di questa immagine, permettendo a scienziati e ingegneri di valutare se reggerebbe al trapano del rover per il campionamento. Crediti: Nasa/Jpl-Caltech.

Dopo il primo tentativo andato a vuoto – nel vero senso del termine – del 6 agosto scorso, Perseverance si sta preparando nuovamente a raccogliere il primo di molti campioni di roccia che potrebbero es-sere portati sulla Terra per ulteriori studi, in cerca di tracce di antica vita microbica sul Pianeta rosso. Questa settimana, uno strumento posizionato sul braccio robotico del rover lungo 2 metri raschierà la superficie di una roccia soprannominata la Rochette – la roccetta – per far sì che gli scienziati riescano a capire se è un buon posto per prelevare il campione. 

Leggermente più spesso di una matita, il campione verrà sigillato in uno dei 42 tubi di titanio a bordo del rover. Nel caso in cui questa roccia sarà giudicata idonea al campionamento, si procederà al carotaggio la prossima settimana. 

Dal primo tentativo non riuscito – per via delle caratteristiche della roccia che si è rivelata troppo friabile, sbriciolandosi in frammenti di materiale troppo pic-coli per poter essere trattenuti nel tubo del campione – Perseverance ha viaggiato 455 metri su una cresta chiamata Citadelle – il termine francese per “castello”, un riferimento a come questo punto scosceso si affaccia sul fondo del cratere Jezero. Citadelle è ricoperta da uno strato di rocce che sembrano resistere all’erosione del vento, il che lascia ben sperare che non si sbriciolino durante la perforazione. «Ci sono rocce potenzialmente più vecchie nella regione del South Séítah davanti a noi, quindi avere questo campione più giovane può aiutarci a ricostruire l’in-tera linea temporale di Jezero», spiega Vivian Sun, scienziata della missione presso il Jet Propulsion Laboratory della Nasa. 

Per questo tentativo imminente, il team ha aggiunto un ulteriore passaggio al processo di campionamento: dopo aver utilizzato il sistema di fotocamere Mast-cam-Z per sbirciare all’interno del tubo del campione, il rover metterà in pausa la sequenza di campionamento in modo tale che il team possa rivedere l’immagine per assicurarsi che la roccia sia effettivamente presente nel tubo. Una volta confermata la presenza del campione, daranno istruzioni a Perseverance di sigillare il tubo. 

Un primo piano della roccia – soprannominata “Rochette” – che il team scientifico di Perseverance esaminerà per de-terminare se prelevare da essa un campione di roccia. Crediti: Nasa/Jpl-Caltech 

Riguardo al precedente tentativo, c’è da dire che non tutto il male è venuto per nuocere. Sebbene Perseve-rance sia rimasto a “mani” vuote, quel primo tubo si-gillato contiene un campione dell’atmosfera marziana che la missione aveva pianificato di acquisire in un secondo momento. «Con i campioni che verranno portati sulla Terra, speriamo di rispondere a una serie di domande scientifiche, inclusa la composizione dell’atmosfera di Marte», ha affermato Ken Farley, scienziato del Caltech. «Ecco perché siamo interes-sati a un campione atmosferico, oltre a campioni di roccia». 

Mentre si trova in cima alla Citadelle, Perseverance utilizzerà il suo radar del sottosuolo – Rimfax, abbreviazione di radar imager for mars’ subsurface experiment – per studiare gli strati rocciosi sottostanti. Inoltre, la parte superiore della cresta fornirà un ottimo punto di osservazione per Mastcam-Z, per cercare altri potenziali obiettivi rocciosi nell’area. 

Valentina Guglielmo 27/08/2021 

Una ricerca d’archivio fra le immagini della Sloan Digital Sky Survey ha prodotto un nuovo catalogo che potrebbe diventare il riferimento per la ricerca e lo studio di asteroidi e corpi minori del Sistema solare. Oltre a nuove identificazioni di oggetti precedentemente noti, circa 500mila oggetti inediti si aggiungono alla lista. Abbiamo intervistato il primo autore dello studio, Alexey V. Sergeyev 

Alexey Sergeyev, primo autore dell’articolo pubblicato su A&A.

È pronto per la pubblicazione il catalogo di asteroidi e corpi minori del Sistema solare più ricco e completo di sempre. I due autori, dell’osservatorio della Côte d’Azur a Nizza, hanno utilizzato dati d’archivio per completare il catalogo attualmente in uso, arrivando però a scoprire un numero di oggetti non precedentemente identificati esorbitante. Media Inaf ha intervistato il primo autore dell’articolo, in uscita su Astronomy and Astrophysics, Alexey V. Sergeyev

Come avete fatto? 

«Abbiamo usato due approcci complementari. Siamo partiti dai cataloghi della Sloan Digital Sky Survey (Sdss), nei quali sono indicati alcuni oggetti potenzialmente in movimento, trovati a causa del cambiamento delle loro coordinate tra fotogrammi adiacenti. Li abbiamo scaricati tutti. Poi abbiamo cercato gli oggetti del Sistema solare (Sso) già noti nelle 1.5 milioni di immagini del cielo prese dalla Sdss, e abbiamo scaricato le immagini corrispondenti. Questi due approcci ci hanno fornito circa 8.8 milioni di candidati nel Sistema solare. Siccome molti di questi potevano essere finte rilevazioni, abbiamo applicato una serie di filtri per rimuovere falsi positivi». 

In che modo? 

«Principalmente, abbiamo confrontato il catalogo ottenuto con altri cataloghi, controllando le proprietà delle sorgenti (movimento, colori, ecc). Trovare asteroidi cercandoli negli archivi, in fondo, è un po’ come trovare un ago in un pagliaio». 

Qual è la principale novità di questa classifica-zione? 

«La principale novità è il numero di fonti: abbiamo raccolto oltre un milione di osservazioni relative a 379mila oggetti e più 500mila osservazioni di oggetti sconosciuti. Prima d’ora, il più grande catalogo di co-lori di asteroidi è stato pubblicato più di un decennio fa da Željko Ivezić e i suoi colleghi, ed era anch’esso basato su immagini Sdss: conteneva quasi mezzo milione di osservazioni, 250mila delle quali erano collegate a 100mila Sso noti. Questo catalogo è stato am-piamente utilizzato dalla comunità scientifica ed è tuttora in uso». 

Cosa contiene il vostro catalogo? 

«Noi forniamo una classificazione tassonomica di questi oggetti, che può essere utilizzata come indica-tore della loro composizione. Abbiamo cercato di mantenerla più simile possibile alla classificazione tassonomica comunemente in uso dalla comunità (chiamata Bus-DeMeo), utilizzando uno schema che si basa sui colori degli asteroidi e migliorandolo un po’ per tenere conto delle incertezze di misurazione». 

Crediti: Ukt2/Pixabay.

A quanto ammonta il numero totale di asteroidi conosciuti, compresi quelli scoperti nel vostro stu-dio? 

«Abbiamo ottenuto 1.036.322 osservazioni di 379.714 Sso conosciuti e unici insieme a 506.200 osservazioni di sorgenti mobili non collegate a nessun oggetto noto del Sistema solare. Fra gli oggetti noti, quelli identificati più volte sono asteroidi della cintura principale, ma abbiamo anche trovato più di mille asteroidi della fascia di Kuiper e più di 200 comete. Il nostro catalogo contiene anche quasi 3000 osservazioni di 1652 asteroidi Near-Earth». 

I nuovi scoperti? 

«Il numero di oggetti sconosciuti è molto grande (500mila), ma non pretendiamo di averli scoperti noi. Probabilmente, molti di questi sono oggetti noti con orbite poco conosciute e saremo in grado di identificarli in futuro». 

Il totale, dunque? 

«Per quanto riguarda l’intera popolazione, ci sono circa 1.1 milioni di piccoli corpi conosciuti nel Sistema solare, compresi asteroidi, asteroidi Near-Earth, Centauri, oggetti della fascia di Kuiper e comete. La stragrande maggioranza di questi (oltre 900mila) sono asteroidi situati nella fascia principale, tra Marte e Giove». 

Siete riusciti a dire qualcosa circa la loro origine o composizione? 

«In questo lavoro ci siamo limitati a preparare un catalogo per la comunità. Siamo rimasti onestamente sorpresi dalla quantità di oggetti che abbiamo individuato: le immagini Sdss e i cataloghi delle sorgenti erano già stati analizzati da altri in precedenza per identificare gli Sso. Noi, comunque, sapevamo che l’ultimo catalogo era stato pubblicato prima della fine dell’indagine, e abbiamo puntato a completarlo per poi analizzare i colori e la composizione degli asteroidi Near-Earth nell’ambito di un progetto europeo chiamato Neorocks». 

Quindi, in realtà, vi siete fermati al primo step, per ora? 

«Sì, quando ci siamo resi conto di quanti oggetti nuovi si potessero individuare, abbiamo deciso di pubblicare prima il catalogo, perché sarebbe stato utile a tutti. Uno degli obiettivi importanti di questo lavoro è la classificazione degli asteroidi. Sdss ha effettuato osservazioni quasi simultanee di asteroidi in cinque filtri ottici dall’ultravioletto al vicino infrarosso, permettendo di misurare i colori degli asteroidi che sono stati utilizzati per la tassonomia. Ora stiamo lavorando per analizzare i colori degli asteroidi vicini alla Terra presenti nel campione e confrontare la composizione degli oggetti Near-Earth con quella delle regioni in cui si sono formati nella Cintura Principale, allo scopo di confermarne (o meno) la provenienza». 

Tra i nuovi asteroidi individuati, ce n’è qualcuno di potenzialmente pericoloso? 

«Forse, non lo sappiamo. Abbiamo visto centinaia di asteroidi non identificati avvicinarsi alla Terra, ma queste osservazioni sono state ottenute più di dieci anni fa e non possiamo calcolare i loro elementi orbitali con sufficiente precisione. Ma se riuscissimo ad effettuare osservazioni degli stessi asteroidi oggi po-tremo usare i dati Sdss per calcolare la loro traiettoria con buona precisione». 

Alcuni transiteranno vicino al Sole? 

«Alcuni asteroidi Near-Earth hanno un perielio all’interno dell’orbita terrestre e quindi potrebbero muoversi verso la Terra dal lato del Sole. Il nostro catalogo contiene osservazioni per 52 di questi». 

Per saperne di più: 

Leggi su Astronomy and Astrophysics l‘articolo “A million asteroid observations in the Sloan Digital Sky Survey”, di A. V. Sergeyev e B. Carry 

Fonte: Media INAF 

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