Pillole di astronomia

Il tempo del Sole 

A cura di Angela Fontana – GAV 

Da sempre l’uomo si interroga sulla natura del tempo, questa infinita trama in cui siintesse la storia del mondo e che tuttavia sfugge all’umana comprensione. 

Il tempo non è rilevabile da alcun organo di senso umano, possiamo vedere la luce e tramite la visione possiamo prendere conoscenza della struttura spaziale del mondo; possiamo ascoltare i suoni ed i rumori che ci circondano, sentire il caldo e il freddo, valutare forze e pesi; ma non possiamo ‘sentire’ il tempo. 

L’uomo può solamente contare degli intervalli di tempo, di cui si possa supporre, con una certa approssimazione, il succedersi regolare, senza interruzioni: i battiti del cuore, l’alternarsi del giorno e della notte, il ciclo stagionale. 

L’uomo può anche ragionare sul tempo e spaventarsi all’idea di un passato che non c’è più, un futuro che non c’è ancora e un presente che fugge via ad una velocità tale da non riuscire mai ad afferrarlo. 

Diversi furono gli strumenti adottati dall’uomo, nel corso dei millenni, per misuare il tempo, dalla clessidra, che si fa risalire agli antichi egizi, alle candele marcatempo su cui venivano conficcate ad intervalli regolari delle sferette metalliche, che via via che si scioglieva la cera, cadevano su un piatto di rame, producendo un suono metallico. Contando le sferette cadute si poteva valutare il tempo trascorso. 

Una importante scoperta per misurare il tempo è di circa cinquemila anni fa, quando l’uomo si accorse che, osservando il variare delle ombre proiettate dai corpi sulla superficie del terreno, si era in grado di apprezzare e calcolare il trascorrere del tempo. 

Il primo strumento di misurazione del tempo, regolato dal moto del Sole, fu lo gnomone, 

che era sostanzialmente costituito da un’asta infissa verticalmente su di un piano: quando la sua ombra risultava minima, indicava il mezzogiorno del luogo. 

L’evoluzione fu, prima la meridiana che segnava solo il mezzogiorno vero locale, e quindi l’orologio solare vero e proprio che, quando è realizzato su di una parete verticale con infissa un’asta parallela all’asse di rotazione terrestre, è in grado di misurare con grande precisione il trascorrere delle ore e dei minuti. 

Precessione del Perielio 

A cura di Roberto Perenna – GAV 

Per precessione del perielio, detta anche pre-cessione di Schwarzschlld, si intende quel fenomeno previsto dalla Relatività Generale per il quale I orbita di un corpo che ruota intorno ad un centro di gravità non è chiusa come previsto dalle leggi di Keplero, ma presenta ad ogni nuova orbita uno spostamento spaziale del punto di massimo avvicinamento (perielio). 

La tipica traiettoria a rosetta del moto di un corpo che gravita intorno ad un centro di gravità è dovuta al fatto che il corpo segue la curvatura del tessuto spazio-temporale prodotto dalla massa che origina la curvatura, effetto che è più accentuato quanto maggiore è tale massa e quanto minore è la distanza del perielio dal centro di massa. Il fenomeno era stato osservato per il pianeta Mercurio nel 1859 da Urbain Le Verrier, che lo attribuì alla perturbazione dell’orbita di Mercurio da parte di un nuovo pianeta che chiamò Vulcano. Nel 1919 Albert Einstein annunciò che la sua teoria della relatività generale prevedeva una precessione del perielio dei pianeti anche in assenza di interazione tra di essi (mentre la meccanica classica prevede in tal caso che l’orbita sia un’ellisse fissa e immutabile), e che l’entità di questa precessione per Mercurio corrispondeva allo scarto osservato. 

per approfondimenti: www.gav-varese.it